Una delle tradizioni napoletane più famose è il presepe (dal latino praesepe ovvero mangiatoia).
Ma quando è iniziata questa tradizione?
Troviamo notizie di un primo presepio a Napoli in un documento del 1025 ma secondo altre fonti già 1324 ad Amalfi esisteva una “cappella del presepe di casa d’Alagni”.
Fu la regina Sancia d’Aragona a regalarlo per la prima volta alle Clarisse per la loro nuova chiesa (1340) di cui oggi possiamo ammirare la statua della Madonna nel museo di San Martino.
Nel 1507 il lombardo Pietro Belverte scolpì a Napoli 28 statue per i frati della Chiesa di San Domenico Maggiore.
Le statuette in terracotta invece furono una novità introdotta nel 1532 da Domenico Impicciati.
L’abilità di Gaetano accrebbe la popolarità del presepio e particolarmente apprezzato fu quello costruito nell’Ospedale degli Incurabili.
Ma l’apice viene raggiunto nel ‘600 quando dei sacerdoti scolopi pensano di sostituire con manichini snodabili di legno, rivestiti di stoffe, le statuette, pensate che i primi manichini in questione erano a grandezza umana!
Sul finire del ‘600 vide la luce la teatralità del presepio napoletano, arricchita dalla tendenza a mescolare il sacro con il profano, viene quindi rappresentata la quotidianità che animava piazzette, vie e vicoli e vengono introdotte statue di personaggi del popolo che compiono gli umili mestieri di tutti i giorni.
L’attenzione degli artisti non è più tutta concentrata sulla natività bensì si comincia a dare importanza ad altri dettagli: le case, gli ambulanti, i mestieranti, gli animali.
Dunque lo scenario si arricchisce dopo l’allestimento della grotta v’è quello dello scenario popolare: vengono rappresentate le taverne, i banchi dei macellai e quelli della frutta e verdura, i personaggi si ridimensionano (i manichini di cui parlavamo prima) e le scene diventano sempre più sfarzose e particolareggiate.
Nel novecento si perde un po’ la tradizione di allestire enormi presepi scenografici mentre invece si fa strada l’uso di allestirne di piccoli all’intero delle case del popolo.