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Cronaca

Napoli, documenti falsi per immigrati: 14 misure cautelari

Napoli, scoperta una centrale per la fornitura di permessi di soggiorno a chi non aveva diritto: coinvolto un dipendente della Municipalità

Ros dei carabinieri, a Napoli operazione Mardan (foto Facebook)

I carabinieri del Ros hanno sgominato un’associazione che operava a Napoli con il fine di fornire a immigrati irregolari permessi di soggiorno per l’Italia e l’intera area Schengen. Nell’attività illecita messa al tappeto dall’operazione Mardan sono coinvolti cittadini italiani, pakistani e afgani per dare un regolare ma falso documento di soggiorno a propri connazionali ma anche a russi, ucraini, tunisini e indiani.

Le persone che ottenevano il permesso di soggiorno veniva anche da aree ritenute a rischio terroristico. Favoreggiamento per l’immigrazione clandestina, corruzione, falso ideologico e materiale sono le accuse mosse a quattordici persone.

Di queste solo per una è stata disposta il carcere. Le altre misure sono due arresti domiciliari e undici obblighi di dimora. Al centro dell’inchiesta un internet point della città: era quello il luogo dove gli indagati di incontravano come base operativa dell’attività.

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Napoli, documenti falsi per immigrati, coinvolto anche un dipendente comunale

Carabinieri (Getty Images)

Le indagini hanno avuto inizio dopo gli attentanti che hanno insanguinato Francia e Belgio nel 2015 e 2016. È da allora che la Procura della Repubblica partenopea ha acceso i riflettori sul alcuni movimenti di persone e soldi.

Da Napoli i documenti per un finto permesso di soggiorno venivano recapitati direttamente nei suddetti paesi a persone privi dei requisiti per risiedere in Europa. Attraverso circuiti di Money Trasfer venivano consegnati i soldi a chi falsificava i documenti.

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Tra questi anche contratti di lavoro e certificazioni di conoscenza della lingua italiana. Il tutto avveniva nell’internet point che è stato posto sotto sequestro. Tra le persone coinvolte un dipendente di una Municipalità di Napoli che aiutava nell’emissione delle carte d’identità. Secondo gli inquirenti la persona in questione aveva un vero e proprio tariffario il base al documento che gli veniva richiesto.

Redazione

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