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Le tende della solidarietà: punti di raccolta e case aperte per i profughi del Magreb

Gli immigrati tunisini, egiziani, libici della Campania, avrebbero voluto essere tutti sul campo di battaglia per combattere insieme ai loro connazionali per la libertà, ma non hanno potuto perché vivono e lavorano in una regione che, proprio in questo momento di grande difficoltà, ha pensato di accorciare le distanze organizzando catene di solidarietà e reti di accoglienza per i fratelli rimasti a lottare per l’indipendenza.

In tanti hanno offerto il proprio aiuto in prima persona per una vicenda accaduta così lontano dal suolo italiano e, i napoletani in particolare, hanno  affollato i punti di raccolta portando generi di prima necessità, abiti, viveri, soldi, offrendo perfino ospitalità nelle loro case. I cittadini partenopei, infatti, si dichiarano disponibili ad aprire le loro case ai profughi del Maghreb scampati al massacro, e, da giorni, gruppi di extracomunitari provenienti dai paesi del Maghreb in rivolta, ma anche algerini, marocchini, pakistani, si sono riuniti per inviare viveri e generi di prima necessità ai connazionali in patria.

Piazza San Domenico Maggiore, è diventata dallo scorso venerdì, il quartier generale dell’ assistenza, e l’ associazione 3Febbraio di Napoli, unitamente al coordinamento antirazzista, hanno provveduto a raccogliere gli aiuti, e, mentre si lavora per inviare quanto possibile ai connazionali in patria, nascono centri di informazione e tutti i giorni c’è un collegamento via internet con gruppi di tunisini e egiziani che alla fine della giornata si preparano a fornire una rassegna stampa completa.Il primo giorno  si parla di circa duecento arrivi, racconta Gianluca Petruzzo dell’A3f, ma la sopresa piu’ grande è l’interesse che i napoletani stanno dimostrando sull’ argomento, oltre alla grande sensibilità e solidarietà. I napoletani si sono offerti di aprire le loro case per garantire una prima accoglienza ai profughi che potrebbero arrivare qui da Lampedusa. Il presidio di San Domenico Maggiore non è l’ unico attivo, oltre alla Caritas, anche un gruppo di giovani extracomunitari si è organizzato, unitamente all’ Osservatorio dei diritti umani, per organizzare una tenda di solidarietà in piazza Garibaldi.

Gli extracomunitari dopo Lampedusa arriveranno a Napoli e per un paio di settimane, per non rendere loro troppo traumatico l’arrivo, sosteranno in un contesto familiare prima di organizzarsi definitvamente. Petruzzo parla del centro di accoglienza di Lampedusa, con circa mileottocento persone ferme, assenza di letti, e gli immigrati per dormire devono fare i turni. La reciproca accoglienza è un concetto che riguarda molti italiani e anche tanti tunisini che in queste ore accolgono nelle loro case di Napoli i profughi scappati dalla Libia. Faouzi, da 16 anni in Italia, racconta che in Tunisia, persone di tutte le nazionalità sono state accolte ed ospitate in casa e negli alberghi, in attesa di poter essere imbarcati sugli aerei.

Faouzi dichiara di essere felice che a Napoli esista uno spirito che vive e si nutre di solidarietà, la stessa che porterà tanti profughi ad albergare in case aperte solo per loro. Non è facile essere compresi ed aiutati quando si scappa da una rivoluzione per la libertà, ma sapere che tanti tuoi fratelli anche se lontani sono disponibli non solo ad organizzarsi per inviare aiuti, ma anche ad ospitarti se necessario, sicuramente è una sensazione che distrugge in un attimo tutto il dolore subìto e le atrocità viste fino a quel momento.

Dario Aloja

Nato a Napoli, nel 1982, nel quartiere "Arenella", a metà strada tra il centro storico e la moderna zona collinare, Dario Aloja vive, da subito, le forti contraddizioni di una città divisa tra le nostalgie di un passato di capitale europea e un presente di metropoli labirintica, che ingoia sogni e speranze delle nuove generazioni. Come tanti giovani del terzo millennio, Dario avverte l'abisso che divide l'odierno modello capitalistico, che mondializza i totem tecnologici di una società alienante e disumanizzante, e le ragioni del cuore, il bisogno di gridare al mondo le esperienze del proprio vissuto, le emozioni dell'incontro con "l'altra metà del cielo". E questo magma incandescente di pulsioni, stati d'animo, sentimenti, affiora in superficie, diventa sfogo lirico, si fa "Pelle Libera".

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