Juve annientata: Super Cavani alla riscossa

Stadio San Paolo: nel il big match Napoli-Juve l’uragano Cavani, fin dai primi minuti, travolge gli avversari davanti a 60 mila spettatori. Le tre reti del Matador, piegano i bianconeri e laciano gli azzurri al secondo posto in classifica. Gli undici di Mazzarri, annientano gli avversari e i punti pesano come macigni sul futuro juventino.

Cavani, consente al Napoli di chiudere i primi 45 minuti con un netto due a zero. Entrambi i goal al 19′ e al 25′, sono stati realizzati di testa dal Matador che invia agli spogliatoi una Juventus annientata, senza spazi e senza respiri per tutto il primo tempo. Gli juventini, protestano, al 23′, per un goal annullato a Toni. Morganti ferma tutto per una carica su De Sanctis e, al 38′, Dossena tira al volo dalla sinistra: Storari respinge alla meglio un tiro velenosissimo.

Nel secondo tempo, la Juve di Del Neri ripartire in netto svantaggio, ma i bianconeri, sembrano attivi,ambiziosi e cinici, ma, al terzo minuto, uno splendido intervento di De Sanctis sventa un pericoloso colpo di testa di Grosso. Il Napoli riparte chiudendo gli avversari nella loro metà campo. All’8 minuto arriva il terzo goal di Cavani, realizzato di testa, dopo un’azione fenomenale di Lavezzi.

Al 15′ minuto la tensione della Juve sembra concretizzarsi nel fallo di Pepe su Maggio, ma, solo tre minuti dopo, Lavezzi fa sognare il pubblico: ” Il Pocho” , palla al piede, supera la difesa avversaria, e, arrivato faccia a faccia con Storari, passa la palla a Cavani: L’uruguaiano non riesce a concretizzare l’azione. Nel finale della partita la Juve è stanca, mentre il Napoli, sostenuto dai cori del San Paolo, continua la sua gara con grinta fino allo scadere del secondo tempo. Quando l’arbitro fischia la fine della partita il San Paolo esplode cantando a gran voce ” ‘O surdat ‘nnammurat“.

Il Napoli è al secondo posto ! La festa azzurra è appena iniziata…

Dario Aloja

Nato a Napoli, nel 1982, nel quartiere "Arenella", a metà strada tra il centro storico e la moderna zona collinare, Dario Aloja vive, da subito, le forti contraddizioni di una città divisa tra le nostalgie di un passato di capitale europea e un presente di metropoli labirintica, che ingoia sogni e speranze delle nuove generazioni. Come tanti giovani del terzo millennio, Dario avverte l'abisso che divide l'odierno modello capitalistico, che mondializza i totem tecnologici di una società alienante e disumanizzante, e le ragioni del cuore, il bisogno di gridare al mondo le esperienze del proprio vissuto, le emozioni dell'incontro con "l'altra metà del cielo". E questo magma incandescente di pulsioni, stati d'animo, sentimenti, affiora in superficie, diventa sfogo lirico, si fa "Pelle Libera".