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Cronaca

Camorra, scacco al clan D’Alessandro: 16 arresti per racket e usura

Camorra, operazione dei carabinieri nei confronti del clan D’Alessandro egemone a Castellammare di Stabia e dintorni

Operazione anticamorra dei carabinieri a Castellammare di Stabia (Getty Images)

Quindici persone sono finite in carcere e una agli arresti domiciliari. Si è conclusa con questi risultati l’operazione del Comando Provinciale dei carabinieri di Napoli scattata questa mattina. La misura è stata emessa dal Gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia.

I reati contestati sono vari e gravi, tutti di stampo mafioso, dall’estorsione alla detenzione di armi. Le persone coinvolte sono ritenute appartenenti al clan camorristico D’Alessandro che è storicamente operante a Castellammare di Stabia e nei territori limitrofi.

Il provvedimento odierno arriva al termine di una lunga e articolata indagine che prende in considerazione un arco temporale che va dal 2017 allo scorso anno. Il lavoro svolto dai militari hanno messo in luce i ruoli, la struttura e le azioni delle attività criminali del clan estese fino ai Monti Lattari, zona di altri clan alleati come gli Afeltra e Di Martino.

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Camorra a Castellammare, imprenditore edile vicino al clan D’Alessandro

Volante dei carabinieri (Getty Images)

Tra il 2017 e 2018 gli interessi del clan sono stati curati da esponenti storici come Sergio Mosca soprannominato zì Sergio o’ VaccaroGiovannone, all’anagrafe Giovanni D’Alessandro e Antonio Rossetti il Guappone. Le redini del clan sono state riassunte da altre persone dopo le scarcerazioni che ci sono state nel periodo successivo.

Altri nomi emersi dall’indagine sono quelli di Antonio Longobardi detto Ciccillo e Carmine Barba che hanno ricoperto tra i vari ‘incarichi’ per il clan come quello di custodi dell’arsenale esteso su vari punti per evitare sequestri. C’è anche il nome di un imprenditore edile, Liberato Paturzo, che con la partecipazioni ad appalti pubblici ed informazioni su di essi ha fatto gli interessi del clan. Avrebbe anche indicato a quali imprenditori poter imporre il racket. Tra le attività illecite in cui venivano reinvestiti i soldi del racket c’era l’usura.

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Sono stati sequestrati preventivamente anche bene mobili e immobili, due appartamenti, sei auto e due moto in più conti correnti, libretti di risparmio, deposito di titoli, quote societarie e imprese nel mondo della ristorazione, edile e nella fornitura di alimenti. Il valore totale è di circa 6 milioni di euro.

Giuseppe Formisano

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