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Cronaca

Coronavirus, Ricciardi: “Campania e Lazio sono a rischio lockdown”

Coronavirus, Campania e Lazio sono a rischio chiusura. Lo ha detto Ricciardi, il consigliere del ministro Speranza

Lockdown (Getty Images)

La Francia ha bisogno del lockdown, noi in Italia al momento possiamo evitarlo se ci comportiamo bene ma Campania e Lazio sono a rischio. Questo è il sunto delle dichiarazioni di Walter Ricciardi, il professore e consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza in occasione dell’intervista rilasciata a La Stampa.

Già la settimana scorsa il rieletto governatore campano De Luca aveva “minacciato” la chiusura nel caso in cui la curva dei contagi non fosse calata o stabilizzata. Ma c’è ancora tempo per valutare e per Riccardi le prossime due settimane ci saranno maggiore conoscenza della cosa giusta da fare.

Rispondendo alle domande il professore ha parlato anche della graduale riapertura degli stadi per 1000 persone (e 200 per i palazzetti al chiuso): al momento non ci sono alternative a questa misura fino a quando il contagio non diminuirà o non sarà trovato un vaccino.

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Coronavirus, Ricciardi: “Se ci comportiamo bene evitiamo il lockdown”


Il maggiore rischio ora lo corrono la Campania, il Lazio e la Sardegna che ora sono le più colpite come in primavera lo erano la Lombardia e il Piemonte. In Campania dalla settimana scorsa è obbligo l’uso della mascherina anche all’aperto, ventiquattro ore al giorno, ed è stata la prima regione a disporre questo provvedimento seguita poi da Calabri e oggi dalla Sicilia.

Ma che il Lazio fosse a rischio era evidente già prima dell’intervista di Riccardi perché già ieri si era avuto notizia che nella regione della capitale non è escluso che si possa prendere un provvedimenti simile.

Il lockdown totale in Italia è difficile – sostiene il professore – bisogna continuare a rispettare le regole anche se prevede un peggioramento tra due settimane anche solo per l’arrivo della classica influenza stagionale.

Infine lancia anche una previsione del picco che potrebbe arrivare in pieno inverno tra dicembre e gennaio quando sarà anche più difficile riconoscere il Covid-19 dall’influenza e potrebbe esserci un intasamento degli ospedali.

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Giuseppe Formisano

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