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Centro storico: studenti americani picchiati e rapinati dopo serata in pizzeria

Nella serata di sabato, sette  studenti stranieri ospiti di un ostello, sono stati aggrediti nel centro storico di Napoli mentre facevano ritorno da una allegra serata passata in pizzeria.  I cinque ragazzi e le due ragazze, tutti americani tranne uno, di origine canadese, sono stati accerchiati velocemente da un auto ed alcune motociclette, subendo percosse. I giovani, sono stati poi derubati di oggetti di valore come soldi e telefonini. Il titolare della struttura ricettiva, dopo aver denunciato alle forze dell’ ordine l’ accaduto, parla di Napoli: ” la nostra realtà chiede piu’ attenzione delle altre città, e se vogliamo migliorarci, dobbiamo inziare ad insegnare ai bambini ad amare e conoscere la bellezza e l’ importanza della nostra città”.

I sette studenti, hanno scelto come meta Napoli e Pompei per la loro notorietà e bellezza, ma non avevano di certo fatto i conti con la possibilità di incontrare “gente” senza scrupoli. I ragazzi raccontano di essere stati accerchiati da dieci, dodici delinquenti, poco prima dell’ una di notte, in un vicolo antistante l’ostello che hanno cominciato a minacciarli, rapinarli ed infine picchiarli. La scena che descrive l’ operatore turistico è agghiacciante, parla di botte e cazzotti al volto che avrebbero subìto due ragazzi, ed in particolare, uno di loro è stato picchiato con pugni diretti alla testa anche quando era a terra.

L’ operatore Berardi,racconta ancora che due aggressori hanno tentato di sfondare a calci il cancello d’ingresso della struttura ricettiva, ma, solo grazie alle urla dei vicini, si sono allontanati non senza aver compiuto la loro squallida razzia: il bottino, infatti, ammonta a circa una novantina di euro, qualche carta di credito e alcuni telefonini. Ritornati  in ostello, i ragazzi erano letteralmente terrorizzati, prontamente medicati con ghiaccio e medicine, ma la ferita interiore brucia di piu’ come il senso di impotenza e rabbia.

Gherardi racconta che è “da sempre” che lui fa lezioni di oltre un’ ora agli ospiti dell’ ostello sui pericoli ai quali possono andare incontro nel loro viaggio, ma, dichiara che la lotta piu’ difficile è riuscire a far valere le denunce e gli allarmi, che sembrano quasi sempre cadere nel vuoto. Le forze dell’ ordine, la loro presenza, diviene quasi “simbolica”  a causa di una lotta che li vede perdenti dal punto di vista logistico ed economico, i loro interventi, infatti, sono quasi sempre attuati in condizioni limite e troppe volte lavorano maggiormente in alcune piazze, piu’ popolate da turisti, lasciando alcune stradine libere e in balia della microcriminalità.

Napoli, “museo” a cielo aperto, simbolo d’ unità tra popoli e culture d’ ogni genere, resta nuovamente sbigottita di fronte all’ ennesimo attacco al suo cuore piu’ vivo: il turismo. Ragazzi, giovani e attivi, nelle loro città vivono in maniera sana ed equlibrata, e quando viaggiano, credono di trovare altrettanto nella nostra città, anche perchè tanti parlano di Napoli in modo meraviglioso, raccontando di paesaggi mozzafiato e arti secolari. La realtà, purtroppo, smentisce tutto questo, lasciando il turista come il cittadino alla mercè dei balordi della città, che credono di poter attuare qualunque angheria in ogni momento e dovunque, ma non è così. I controlli, molto spesso sono scarsi, e non si riesce a controllare l’ intero territorio, soprattutto quello dei vicoli “storici” di Napoli, che andrebbero seriamente pattugliati anche grazie all’ ausilio di poliziotti e carabinieri di quartiere. Si spera seriamente che Napoli possa cambiare, lasciando andare via tutto il male che sembra spegnere il desiderio di turismo di tanti turisti ormai stanchi di subìre angherie, lasciamo quindi che le forze dell’ ordine facciano il loro lavoro, ma cerchiamo anche di aiutarli in questo difficilissimo compito che è il controllo e la salvaguardia del nostro bene piu’ prezioso: il territorio.

Dario Aloja

Nato a Napoli, nel 1982, nel quartiere "Arenella", a metà strada tra il centro storico e la moderna zona collinare, Dario Aloja vive, da subito, le forti contraddizioni di una città divisa tra le nostalgie di un passato di capitale europea e un presente di metropoli labirintica, che ingoia sogni e speranze delle nuove generazioni. Come tanti giovani del terzo millennio, Dario avverte l'abisso che divide l'odierno modello capitalistico, che mondializza i totem tecnologici di una società alienante e disumanizzante, e le ragioni del cuore, il bisogno di gridare al mondo le esperienze del proprio vissuto, le emozioni dell'incontro con "l'altra metà del cielo". E questo magma incandescente di pulsioni, stati d'animo, sentimenti, affiora in superficie, diventa sfogo lirico, si fa "Pelle Libera".

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