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L’invito della Coldiretti ai napoletani: dal primo gennaio dite addio alle buste in plastica

La Coldiretti ricorda che il nuovo anno segna un passaggio storico per negozi, supermarket e mercatini di Napoli e provincia: l’esclusivo uso di sacchetto biodegradabili. Dopo che il Consiglio dei Ministri ha confermato lo stop all’utilizzo dei classici sacchetti in plastica, nella seduta del 22 dicembre 2010, si potranno fornire alla clientela solo sacchetti biodegradabili.
I dirigenti della Coldiretti hanno precisato: “ il divieto è scattato, ” in Italia” ,dal primo gennaio 2011 per le buste di plastica,un simbolo di consumo, ma anche di inquinamento e di degrado ambientale‘.
La bakelite,il primo materiale completamente  biodegradabile, prodotto su scala industriale, ha sensibilizzato supermercati ed attivita’ commerciali, che hanno deciso utilizzarla   molto prima della data prevista dal Consiglio dei Ministri.
la Coldiretti precisa che le vecchie buste di plastica saranno sostituite dai tradizionali sacchetti in fibre naturali , come la tela, o scegliendo buste  biodegradabili come i nuovi ecoshopper realizzati in bioplastica ricavata da mais e da altre materie vegetali.
La Coldiretti fa sapere che, con mezzo chilo di mais e un chilo di olio di girasole, e’ possibile produrre circa 100 buste di bioplastica non inquinante (bio shopper). Gli italiani, fino ad ora, sonostati tra i piu’ forti utilizzatori di shoppers in plastica con un consumo medio annuale di 300 sacchetti pro capite. Nel nostro paese, si sono importati un quarto dei 100 miliardi di pezzi consumati in Europa, prodotti soprattutto da paesi asiatici come la Cina, Thailandia e Malesia. Il 28% di questi sacchetti diventava rifiuto e inquinava l’ambiente in modo permanente: occorrevano circa duecento anni per decomporli.
Dario Aloja

Nato a Napoli, nel 1982, nel quartiere "Arenella", a metà strada tra il centro storico e la moderna zona collinare, Dario Aloja vive, da subito, le forti contraddizioni di una città divisa tra le nostalgie di un passato di capitale europea e un presente di metropoli labirintica, che ingoia sogni e speranze delle nuove generazioni. Come tanti giovani del terzo millennio, Dario avverte l'abisso che divide l'odierno modello capitalistico, che mondializza i totem tecnologici di una società alienante e disumanizzante, e le ragioni del cuore, il bisogno di gridare al mondo le esperienze del proprio vissuto, le emozioni dell'incontro con "l'altra metà del cielo". E questo magma incandescente di pulsioni, stati d'animo, sentimenti, affiora in superficie, diventa sfogo lirico, si fa "Pelle Libera".

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