Suicidio Napoli

Non si può finire una partita così. Questo il pensiero unanime dei tifosi che hanno lasciato ieri il San Paolo nell’incredulità assoluta. Una partita per nulla perfetta, ma che nonostante tutto il Napoli stava per portare a casa e mettere in cassaforte tre punti più che preziosi per restare agganciati a Juve ed Inter e soprattutto per mettere un po’ di distanza dalle inseguitrici che stanno risalendo a tutta velocità.

Periodo negativo. Così Mazzarri ha fotografato la situazione dopo questa partita con il risvolto da incubo. Fare gol dopo sette minuti con il Matador Cavani al suo rientro, soffrire per difendere la vittoria fin quasi alla fine e poi regalare al Torino il più facile dei gol, con uno scellerato e quanto mai dilettantistico retropassaggio di Aronica, da poco entrato in campo, incapace di dosare la giusta forza da imprimere alla palla per farla arrivare da De Sanctis e privo forse della lucidità necessaria per cercare una soluzione differente e meno rischiosa. E pensare che il difensore siciliano era entrato per sostituire uno spento e quasi mai pericoloso Dossena. Un cambio che ci potrebbe anche stare, ma che alla fine si è rivelato devastante per gli altri azzurri che in campo, pur soffrendo, stavano per strappare una vittoria importantissima. Tanta fatica nelle gambe, un campo pesante ed una prestazione non brillante, nonostante le splendide prove di cuore di Hamsik e Cavani, la poca lucidità nelle azioni gol (non molte) che il Napoli avrebbe potuto concludere diversamente e poi in ultimo, quel gol sfiorato da Hamsik nel finale. Quasi una sorta di giusta punizione per non essere riusciti a chiudere una partita che l’attendista Torino ha giocato fino alla fine, credendoci fino all’ultimo secondo e trovando il gol del pareggio nei minuti di recupero.

Cavani ed Hamisk. Quei due lì davanti sono mezza squadra ed anche ieri hanno offerto un’altra prova di grande livello, supportati egregiamente dagli uomini di centrocampo, un po’ meno da Dossena, che sta pagando un non brillante periodo di forma. A nulla è valsa anche la discreta prova della difesa, nella quale spicca un Gamberini sempre più titolare e sempre più immerso nel progetto Napoli. La sua immagine in ginocchio e quasi incredulo per il pareggio del Toro, è la fotografia perfetta della delusione di chi in campo, nonostante la pioggia, ha dato l’anima e che all’improvviso si è visto crollare il mondo sulla testa. Ci credeva anche Mazzarri, perché il peggio sembrava passato, la sfuriata dei granata sembrava ormai assopita e non bisognava far altro che tener palla ed aspettare il fischio dell’arbitro. Troppa ingenuità e troppa leggerezza ed alla fine ti ritrovi con un San Paolo che ti fischia, perché con partite come questa si rischia sul serio di vanificare quanto di buono è stato fatto fino ad ora. Certo che l’errore del fedele Aronica pesa e come, ma da qui a dire che il campionato del Napoli sia finito, ci vuole un bel coraggio.

Guai a parlar di crisi. Il Napoli resta comunque al terzo posto, merito anche di un avvio di stagione fulmineo e micidiale, adesso sembra che stia tirando un attimino il fiato e forse questo è anche comprensibile, vista la non adeguatezza della rosa messa su da De Laurentiis e Bigon, che obbliga l’allenatore azzurro a dover schierare i suoi titolarissimi anche quando non sono al top della condizione, perché se Hamsik non sta bene non si può certo pretendere che El Kaddouri lo sostituisca, ne tantomeno che Vargas possa rimpiazzare Cavani. Errori di valutazione probabilmente fatti dal presidente azzurro e dai suoi uomini di mercato ai quali si può sempre porre rimedio nella sessione di mercato di Gennaio, basta solo tirar dalla tasca qualche soldino che al patron azzurro non manca di certo.

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