Frana in un pozzo, muoiono due operai: lavoravano in nero

Ancora morti sul lavoro, ancora morti bianche: negli anni in cui il progresso ha toccato il suo apice, quelli in cui la tecnologia regna sovrana, si continua a morire di lavoro. L’ennesima tragedia si è verificata questa mattina a Somma Vesuviana: a perdere la vita due operai, Antonio Annunziata e Alfonso Peluso, mentre lavoravano in un pozzo le cui pareti sono franate. Ancora da chiarire le cause dell’incidente, anche se sembra che a provocare la morte dei due siano state le esalazioni tossiche provenienti dal terreno: inutile l’intervento dei vigili del fuoco che non hanno potuto far altro che recuperare i cadaveri dei due operai.

Secondo una prima ricostruzione, Antonio Annunziata e Alfonso Peluso erano alle prese con l’allargamento della buca su commissione dei residenti della zona, che volevano in questo modo convogliare le acque piovane venute giù negli ultimi giorni ed evitare così l’allagamento delle campagne. Secondo quanto hanno scoperto gli inquirenti, all’interno del pozzo c’era solo Alfonso Peluso che a un tratto ha iniziato ad avere difficoltà nella respirazione e ha invocato l’aiuto dei suoi compagni di lavoro; a questo punto si è calato nella buca anche Antonio Annunziata per provare a tirare fuori il collega. Per i due però non c’è stato nulla da fare: i due cadaveri sono stati recuperati dai pompieri a una profondità di circa otto metri. 

Insieme alle due vittime c’era un terzo operaio, Aniello Di Sarno, 30 anni, che ora sta collaborando con gli inquirenti per provare a chiarire le dinamiche dell’incidente. Intanto una dura accusa arriva dal segretario generale di Fillea Napoli, Ciro Nappo, secondo cui i due “lavoravano al nero” in quanto da controlli effettuati dalla sigla sindacale “non risultavano iscritti alla cassa edile”. Nella nota pubblicata dalla Fillea Napoli, Nappo evidenzia come con le morti di Annunziata e Peluso si raggiunge il drammatico numero di 117 vittime del lavoro dall’inizio dell’anno, una cifra che mostra come la situazione non sia migliorata rispetto a 50 anni fa.

Nappo ritiene la drammaticità della situazione è dovuta alla “diffusione del lavoro nero e grigio, con punte che arrivano al 35% nel settore” che “abbassa drammaticamente i livelli di sicurezza fino ad azzerarli del tutto”.

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