“Meglio morto che pentito”, la t-shirt della provocazione stabiese

Una provocazione o, meglio, una sfida quella che è apparsa ieri nelle vetrine di Castellammare di Stabia, quando in un negozio di abbigliamento di piazza Spartaco un manichino è stato vestito con una singolare t-shirt con un claim decisamente sconcertante: meglio morto che pentito. La provocatoria frase si fa risalire al caso accaduto qualche giorno fa proprio nella cittadina vesuviana, quando in prima pagina sul quotidiano Metropolis sono apparse le foto del matrimonio officiato in carcere del boss Salvatore Belviso, definito “pentito”.

Questo appellativo però non è andato particolarmente a genio alla famiglia D’Alessandro, da sempre a capo della malavita della zona stabiese e della quale lo stesso Belviso fa parte in quanto parente. Immediatamente sono occorse minacce al giornale stesso e anche agli edicolanti della zona è stato imposto di non vendere il giornale. E poi arriva la maglietta in vetrina, per meglio delucidare la situazione: una “pubblicità che violenta le menti dei nostri giovani” così come l’ha definita il consigliere comunale di Castellammare Antonio Sicignano.

Molteplici le proteste provenienti dall’ambiente pubblico. In primis quella della senatrice del Pd Teresa Armato, componente della commissione antimafia, che annuncia un’interrogazione sul caso a Maroni: «La preoccupante e inquietante presenza sul territorio della camorra non sembra allarmare questo governo e la sua maggioranza. Che aspetta il ministro a intervenire?».

Per il commissario regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli l’esposizione in vetrina della t-shirt incriminata ha «un duplice significato: è un messaggio di forza alla città ma anche una sfida culturale di supremazia della camorra e delle sue regole nei confronti dello stato. Oggi sembra che sia la criminalità a governare in questa città più che le istituzioni, che invece appaiono deboli ed in ritirata. È ora di risvegliare l’ orgoglio stabiese contro questo sconcio».

Nel frattempo la maglietta è stata tolta nella serata di ieri e il commerciante, che preferisce mantenere l’anonimato, ha specificato che nella sua vetrina non c’è mai stata nessuna maglietta con quel tipo di scritta e che, anzi, proprio adesso ci sono in esposizione soltanto capi autunnali. Peccato che ci siano foto che raccontano il contrario e anche un prezzo: 10 euro per indossare il proprio credo malavitoso.

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