Allarme terrorismo: dinamite a Capodichino ed auto sospetta a Corso Malta

Dopo le minacce di Gheddafi all’Italia e la morte di Bin Laden, nel paese sale il livello d’allerta. A Napoli, come in tutte le città principali, cresce la tensione e si intensificano i controlli. È proprio nel capoluogo partenopeo, infatti, che si trova una delle più importanti basi Nato. La naturale angoscia dei cittadini è stata amplificata da due episodi verificatisi nei giorni scorsi. Il primo all’aeroporto di Capodichino: un addetto alle pulizie si era recato alla toilette ubicata nella zona a libero accesso, l’area dove tutti possono camminare liberamente prima di effettuare il check-in. Una volta giunto al bagno degli uomini ha notato, alle spalle di un water, una scatola nera da cui spuntava fuori una miccia. Spaventato ha dato subito l’allarme, in pochissimo tempo sono intervenuti gli artificieri che hanno rinvenuto ben sei candelotti di dinamite. Sicuramente una vicenda che accresce i timori legati a possibili attentati. Da qualche settimana i controlli attorno all’area aeroportuale si erano già intensificati: poliziotti in borghese, autopattuglie, telecamere attive 24 ore al giorno e diversi posti di blocco. Di certo, a questo punto, è lecito aspettarsi che le misure di sicurezza saranno ulteriormente intensificate.

A questo allarmante episodio, tuttavia, se ne è aggiunto subito un altro: un’automobile, probabilmente rubata, è stata parcheggiata vicino alla caserma Marselli di Corso Malta e lasciata lì per ore. Alcuni militari hanno notato la vettura targata Gran Bretagna e, insospettiti, hanno chiamato rinforzi. Dai filmati di sorveglianza è emerso che gli uomini a bordo dall’auto, dopo averla parcheggiata, erano saliti su un’altra vettura con cui si erano poi allontanati. Dai finestrini del veicolo era inoltre visibile una scatola nera. Sul posto sono intervenuti carabinieri, polizia, artificieri e persino il nucleo antiterrorismo della Digos.

L’area è stata chiusa al traffico e gli artificieri hanno provveduto a piazzare una micro carica nel motore dell’auto che è stata poi fatta esplodere. In un secondo momento, un robot di piccolissime dimensioni ha consentito di posizionare una seconda micro carica sulla scatola nera che è stata fatta brillare qualche attimo dopo.

Non resta che scoprire se si è trattato realmente di atti terroristici e, se così fosse, di pianificare efficaci strategie preventive.

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