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Consiglio comunale al capolinea: trentuno le firme per lo scioglimento

Il Consiglio comunale di Napoli è oramai al capolinea, a causa delle trentuno firme pronte a essere consegnate dal notaio alla segreteria generale, dove il prefetto provvederà poi a definirne l’ effettivo scioglimento.

I trentuno consiglieri,  in mattinata avevano presentato anche la mozione di sfiducia chiedendo le dimissioni di Rosa Russo Iervolino. Il capogruppo del Pdl, Carlo Lamura, provvederà a portare le trentuno firme dal notaio che certificherà gli eventuali “buchi” di bilancio dell’ amministrazione, dopo aver chiesto al sindaco di lasciare prima della presentazione della sfiducia, spontaneamente e con senso di responsabilità la sua “poltrona” .
Tra i trentuno consiglieri, sette sono ex esponenti del Partito democratico che nelle ultime settimane sono passati via via all’opposizione aderendo all’Udc, al Pdl o ad altri gruppi minori.

 

Rosa Russo Iervolino,  presente in aula, aveva rimandato al mittente l’invito a lasciare il suo posto, dichiarando: “Se mi dimettessi adesso  nella situazione in cui ci troviamo sarei una vigliacca”,  sostenendo fortemente di avere una visione totalmente diversa del senso di responsabilità.

La Iervolino parla del bilancio comunale asserendo che è un bilancio povero, come quello di tutti gli altri Comuni, ma pulito, senza buchi e sotterfugi,  e aggiunge: “Sono stufa di uno stile che non onora la città, come quando lo pseudo onorevole Amedeo Laboccetta mi ha paragonata al dittatore Gheddafi, io ho giurato fedeltà alla Costituzione davanti al Consiglio ed è mio dovere rimanere qui”.

I diciassette esponenti del Pdl, unitamente ai tre dell’ Udc e di Alleanza per Napoli, i due di Forza Italia e gli appartenenti ai gruppi di Iniziativa popolare, Popolari per il Sud, Futuro e libertà, Popolari di Italia domani, Nuovo Psi e gruppo misto, hanno firmato la mozione di sfiducia, per poi nel pomeriggio presentare le trentuno dimissioni.

Dario Aloja

Nato a Napoli, nel 1982, nel quartiere "Arenella", a metà strada tra il centro storico e la moderna zona collinare, Dario Aloja vive, da subito, le forti contraddizioni di una città divisa tra le nostalgie di un passato di capitale europea e un presente di metropoli labirintica, che ingoia sogni e speranze delle nuove generazioni. Come tanti giovani del terzo millennio, Dario avverte l'abisso che divide l'odierno modello capitalistico, che mondializza i totem tecnologici di una società alienante e disumanizzante, e le ragioni del cuore, il bisogno di gridare al mondo le esperienze del proprio vissuto, le emozioni dell'incontro con "l'altra metà del cielo". E questo magma incandescente di pulsioni, stati d'animo, sentimenti, affiora in superficie, diventa sfogo lirico, si fa "Pelle Libera".

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