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Napoli e gli immigrati: tutti a scuola per i test d’italiano

Il liceo Leonardo da Vinci di Avellino, unitamente ad altri licei campani, sarà una delle sedi che valuteranno la conoscenza della lingua italiana degli extracomunitari.  L’esame, una volta superato, permetterà agli immigrati di ricevere il tanto atteso permesso di soggiorno. Le verifichie non si baseranno solo sulla conoscenza “grammaticale” della lingua italiana, ma cercheranno di verificare le capacità di problem  solving quotidiano del candidato, tutto rigorosamente in italiano corretto.

Avellino si proclama provincia pilota per quanto riguarda il test, anche se in questa sessione conta pochi iscritti: sei in tutto, quattro donne e due uomini. La sessione prossima, invece,  dichiara la prefettura di Avellino, i candidati iscritti saranno otto.

Gli extracomunitari dichiarano che l’esame servirà loro non solo per confrontarsi con se stessi, dimostrando ai docenti che l’italiano lo masticano non solo quel tanto che basta per superare il test e ottenere l’agognato permesso soggiorno, ma di essere divenuti da tempo parte  integrante della società campana, tanto da poter dimostrare in qualunque momento di saper lavorare al computer, dialogare e rispondere al telefono e di conoscere la corretta grammatica italiana. La più giovane è un’ ucraina di 24 anni, il più grande è un marocchino di 60 anni e tutti gli iscritti a questa sessione d’esame abitano in Italia da diversi anni.

La Campania, ha già fissato le date non solo nell’avellinese, ma in tutte le sue province. Numerosi gli iscritti a Napoli e Caserta, e l’ esame si terrà nella stessa data, il prossimo 10 febbraio. La fila di candidati è nutrita, nella sola Napoli sono ben 131, mentre Benevento aprirà la scuola agli studenti il 2 febbraio. Ultima Salerno dove l’esame è fissato invece per la fine del mese, il giorno 21 febbraio.

Il test che verrà predisposto dai docenti delle scuole individuate segue le linee guida del Miur ed è articolato in tre prove tese a verificare la capacità degli immigrati di riuscire comprendere e farsi comprendere nel quotidiano. Le prove saranno formate da domande semplici, comprensione di colloqui o brevi telefonate, che possono oscillare tra le 250 e le 350 parole, frasi prese anche da annunci televisivi o più semplicemente istruzioni. La prima prova vale trenta punti e dura 25 minuti, la seconda, della stessa durata, riguarda invece la comprensione scritta. Il test scritto vertirà argomenti  di breve durata tratti da manifesti, depliant, menu, cataloghi, articoli di giornale, il punteggio per questo blocco è di 35 punti. L’ultimo test, chiamata “interazione scritta”,  sarà  formata da una e-mail o da una cartolina alla quale i candidati dovranno rispondere entro dieci minuti di tempo.

Poemi, lettere lunghe, parole complesse, nulla di tutto ciò verrà chiesto all’immigrato, “nessuno sarà inflessibile”, dichiarano i professori del Da Vinci, che cercheranno di comprendere eventuali errori di pronuncia o di battitura. Ottanta saranno i punti necessari per superare l’esame, e se qualcuno non dovesse farcela, dovrà ripartire da zero, iscrivendosi alla sessione successiva. L’ esame si potrà ripetere più volte, e, in caso di eventuale bocciatura, farà slittare il rilascio del permesso di lunga durata. Una buona notizia per chi risiede in Italia da anni e che da tempo ha avviato la procedura per il rilascio del certificato di soggiorno.

L’appuntamento è fissato per le nove del mattino. La commissione, dopo aver accertato l’ identità del candidato, provvederà a spiegare a tutti lo svolgimento dei test. Sessanta minuti, per dimostrare, test alla mano, di essere  non solo perfettamente integrati nella società italiana, ma anche capaci di dimostrare di saper parlare e gestire situazioni complesse della quotidianità del nostro paese.

Dario Aloja

Nato a Napoli, nel 1982, nel quartiere "Arenella", a metà strada tra il centro storico e la moderna zona collinare, Dario Aloja vive, da subito, le forti contraddizioni di una città divisa tra le nostalgie di un passato di capitale europea e un presente di metropoli labirintica, che ingoia sogni e speranze delle nuove generazioni. Come tanti giovani del terzo millennio, Dario avverte l'abisso che divide l'odierno modello capitalistico, che mondializza i totem tecnologici di una società alienante e disumanizzante, e le ragioni del cuore, il bisogno di gridare al mondo le esperienze del proprio vissuto, le emozioni dell'incontro con "l'altra metà del cielo". E questo magma incandescente di pulsioni, stati d'animo, sentimenti, affiora in superficie, diventa sfogo lirico, si fa "Pelle Libera".

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