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Sepe: la messa multietnica al Duomo è una risposta ai pregiudizi

Napoli festeggia, nel secolare Duomo cittadino, un’ Epifania all’insegna dell’integrazione e della multietnicità.Tra il soave canto dei filippini, il messaggio d’ accoglienza capoverdiano e i balli dei nigeriani,   il messaggio d’amore rivolto dal Crescenzio Sepe è emblematico :

“Il Messia nato a Betlemme è venuto ad abitare in mezzo a noi e al di là delle barriere linguistiche, socio economiche, etniche e politche, ci ha resi tutti fratelli, figli dello stesso padre”.

La prima lettura è stata in inglese, la seconda in “castigliano“, mentre il Vangelo è stato letto in lingua italiana. I nigeriani, ballando, hanno accompagnato la processione che precede il Vangelo. La comunità Srilankese, numerosa e ben radicata a Napoli, ha danzato con i tipici abiti bianchi e  i braccialetti con le campanelle, mentre la  bambine polacche, con i loro abiti tradizionali, fatti di colori vivaci e coroncine di fiori, hanno portato i doni all’altare.

Il Cardinale ha ricordato il cammino dei Magi che, seguendo la stella giungono  a Betlemme per adorare  Gesù Bambino e  recargli in dono oro, incenso e mirra. Nell’omelia il Cardinale ha ricordato come ” Il figlio di Dio non è nei palazzi dei re, ma, ancora oggi  nasce tra i poveri, i diseredati, gli emarginati”.

Al termine della Messa multietnica Sepe ha impartito la benedizione in lingua spagnola, polacca, cinese, nigeriana e filippina, ricordando ai presenti che l‘Epifania è una festa rivolta a “ tutte le Nazioni“.

Dario Aloja

Nato a Napoli, nel 1982, nel quartiere "Arenella", a metà strada tra il centro storico e la moderna zona collinare, Dario Aloja vive, da subito, le forti contraddizioni di una città divisa tra le nostalgie di un passato di capitale europea e un presente di metropoli labirintica, che ingoia sogni e speranze delle nuove generazioni. Come tanti giovani del terzo millennio, Dario avverte l'abisso che divide l'odierno modello capitalistico, che mondializza i totem tecnologici di una società alienante e disumanizzante, e le ragioni del cuore, il bisogno di gridare al mondo le esperienze del proprio vissuto, le emozioni dell'incontro con "l'altra metà del cielo". E questo magma incandescente di pulsioni, stati d'animo, sentimenti, affiora in superficie, diventa sfogo lirico, si fa "Pelle Libera".

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