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Il Punteruolo Rosso: il killer delle palme

Il “Punteruolo rosso”: così è volgarmente chiamato  l’insetto che sta decimando le palme piantate a Napoli.Questo coleottero, dell’ordine dei coleoptera, nel linguaggio scientifico è indicato come “Rhynchophorus Ferrugineus “.

Sbarcato in Italia nel 2005 da palme infette provenienti da Acireale, ha subito mostrato  il suo effetto distruttivo determinando la “moria delle palme” non solo a Napoli, ma anche in tutto il Sud Italia.

Il Rhynchophorus Ferrugineus attacca direttamente il cuore della palma,e lascia intatta la corteccia: la pianta non riesce a difendersi perchè muore dall’interno. La nostra Regione, dal 2008, ha finanziato due sperimentazioni  contro il Punteruolo Rosso ma, purtroppo, senza alcun esito.Napoli sembra essere spoglia senza le palme: esse non sono autoctone, ma furono importate dall’Africa a fine Ottocento-inizio Novecento. I Napoletani osservano intristiti i tronchi morti perchè anche le “palme incappucciate” sono state tagliate : a Viale Augusto, Via Marina, Via Acton, Viale Elena, l’odierno Viale Gramsci, sono poche le palme superstiti. La Villa Comunale è un cimitero di palme e, a “Piazza Vanvitelli“, anche la famosissima palma, immortalata da tanti fotografi locali e stranieri, è stata abbattuta.

Non si sa se il Comune voglia piantare nuove palme o cambiare “stile” alla città. I danni ambientali ed economici sono ingenti: per ripiantare una palma occorrono 20.000 euro, per abbatterla circa 1.000. I cittadini auspicano un intervento immediato perchè Napoli, continuando di questo passo, rischia di conservare solo il verde dei semafori.

Dario Aloja

Nato a Napoli, nel 1982, nel quartiere "Arenella", a metà strada tra il centro storico e la moderna zona collinare, Dario Aloja vive, da subito, le forti contraddizioni di una città divisa tra le nostalgie di un passato di capitale europea e un presente di metropoli labirintica, che ingoia sogni e speranze delle nuove generazioni. Come tanti giovani del terzo millennio, Dario avverte l'abisso che divide l'odierno modello capitalistico, che mondializza i totem tecnologici di una società alienante e disumanizzante, e le ragioni del cuore, il bisogno di gridare al mondo le esperienze del proprio vissuto, le emozioni dell'incontro con "l'altra metà del cielo". E questo magma incandescente di pulsioni, stati d'animo, sentimenti, affiora in superficie, diventa sfogo lirico, si fa "Pelle Libera".

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